Investimento

Non è raro il caso in cui ci si trovi a evocare un investimento, soprattutto quando si hanno dei soldi in più che si vorrebbe allocare in modo da ritagliarsi un certo guadagno, magari in un arco temporale non proprio ravvicinato, ma avendo comunque la garanzia che alla fine il ritorno economico compenserà l’attesa.
Va però sottolineato come quando si parla di investimento, non tutti hanno presente di cosa si stia realmente parlando. In effetti sembra molto strano, considerato che il nostro è un popolo di risparmiatori e, quindi, di potenziali investitori. Ancora oggi, però, molti di coloro che cercano sbocchi praticabili per il proprio risparmio, non sembrano riuscire a comprendere appieno il significato del termine investimento, confondendolo con operazioni che pur rientrando nella sfera finanziaria hanno una natura effettivamente molto diversa. Proviamo quindi a fare un minimo di chiarezza.

Cosa vuol dire investire

La prima cosa da fare, per capire meglio e in maniera più compiuta la questione è proprio cercare di dare una definizione di investimento. Considerato che chi investe i propri soldi lo fa per averne un ritorno nel medio lungo periodo, la definizione più conseguente potrebbe essere la seguente: il procedimento per effetto del quale ognuno di noi provvede a spostare nel tempo le disponibilità che ha, rinunciando a consumarle oggi in vista di un futuro utilizzo.
Altra definizione di investimento potrebbe invece essere la seguente: impiego di risorse in attività produttive o in strumenti finanziari con lo scopo ben preciso di ottenere oppure incrementare un utile o reddito.
Che si preferisca l’una o l’altra definizione, va comunque ricordato che ogni investimento, per la sua definizione, fa leva su tre parametri chiave: il rendimento, il rischio e l’orizzonte temporale.
Il rendimento è appunto il differenziale tra quanto è stato investito e quanto si è invece ottenuto alla fine dell’investimento, ovvero il guadagno eventuale il quale ha premiato il nostro sforzo finanziario.
Il rischio rappresenta a sua volta la probabilità che quanto si otterrà alla fine dell’investimento sia effettivamente diverso, in misura più o meno rilevante, da quanto ci si attendeva nel momento in cui è stato effettuato l’investimento.
L’orizzonte temporale, infine, va a rappresentare la durata dell’investimento, ovvero l’intervallo di tempo per il quale si decide di spostare in avanti nel tempo le proprie disponibilità.
Un discorso a parte deve essere fatto proprio sul rischio. Ogni investimento ha un profilo di rischio, che può essere più o meno elevato. Ove il rischio sia poco elevato, la remunerazione sarà abbastanza contenuta, salendo in proporzione con la sua crescita. In ambito finanziario un titolo ad alto rischio è l’azione, uno a basso rischio è il titolo di stato a breve periodo di un Paese stabile dell’Occidente evoluto (la Germania, ad esempio).
In campo finanziario, il rischio è rappresentato dall’incertezza legata al valore futuro di un qualsiasi investimento. Un’attività patrimoniale viene definita rischiosa nel caso in cui il flusso monetario che provvede a generare è almeno in parte casuale, ovvero non può essere conosciuto in anticipo con sicurezza. Ne consegue che proprio il titolo azionario sia il classico esempio di attività rischiosa, in quanto non possiamo sapere se il suo prezzo aumenterà o diminuirà nel tempo, o se la società emittente pagherà periodicamente i dividendi. Una realtà ben nota a chi ha visto magari dissolversi i suoi risparmi in Borsa a causa del crac di un’azienda, ad esempio la banca Lehman Brothers.
Se l’azione è considerata un investimento rischioso, non è però certo l’unico. Basti pensare ai titoli obbligazionari, caso nel quale l’emittente potrebbe fallire e non poter restituire il capitale o corrispondere gli interessi ai sottoscrittori. Anche i titoli di Stato che maturano a 10 o 20 anni sono rischiosi, come dimostra il caso dei bond argentini, che sono ancora oggi al centro di un’aspra contesa tra lo Stato sudamericano e i tanti piccoli risparmiatori che li avevano sottoscritti quando l’Argentina ha fatto default e che non hanno mai riavuto indietro i propri soldi o solo in minima e insoddisfacente parte.

Meglio investire o puntare sul trading online?

Da quanto abbiamo detto sinora, si può capire come investimento e trading online siano cose molto diverse tra di loro.
L’investimento presume una visione a medio o lungo termine, spostando nel tempo il momento in cui il risparmio impiegato verrà remunerato. Il trading online può invece dare i suoi frutti nell’immediato, nell’arco di poche ore, o addirittura di pochi minuti (si pensi ad esempio allo scalping, ovvero la strategia che prevede l’apertura e la chiusura di posizioni su vari prodotti finanziari in un brevissimo arco temporale).
Proprio da questa caratteristica peculiare ne discende che chi si dedica all’investimento  è solitamente un trader diverso da quello che si dedica al trading online. Molto spesso l’investitore è una persona che non ha molto tempo a sua disposizione e non può quindi dedicarsi in maniera continuativa alla cura della posizione aperta, mentre il trader può seguire attimo per attimo il gioco scatenato dalla sua puntata e farsi parte attiva del commercio proprio sulla base della strategia elaborata, provvedendo anche a mutarla ove si accorga che non sta dando i risultati prefissati.
Altra peculiarità che differenzia i due profili è proprio l’attitudine al rischio: chi vuole rischiare poco a costo di vedere ridotto il suo guadagno investe, chi è invece disposto ad aumentare il tasso di rischio pur di avere ritorni più corposi può rivolgersi al trading online. Chi investe, si attende ritorni che possono andare dal 2 al 10%, chi fa trading punta ad avere guadagni che possono arrivare anche al 50% annuo. Il rischio da correre è proporzionale al guadagno che si intende ottenere, ma può anche essere attutito mettendo in campo le giuste strategie e facendo in modo che l’attitudine al rischio non sfoci in vera e propria temerarietà.